mario salina
ACCORPO

La carne e’ uno dei possibili linguaggi del mondo, poiche’ in interazione con il corpo
Esprime un dire senza mente, si insangua, innerva, tace nel suo sfarsi e comporsi.
Nei lavori di Mario Salina e’ sensorialita’ in azione che si ricompone dopo uno
smembramento pittorico percorso da un urlo fluido che si trattiene nei singoli
episodi espressivi.
Il pianto di intensita’ azzurra compare in una macchia locata in una campitura
Tenue e spunta in una rincorsa di segni materici.
Il soggetto e’ scomparso per fare affiorare una visceralita’ frantumata ed irrelata,
ma in grado di comunicare la sua presenza immediata.
La sequenza delle opere sembra concretarsi in un nuovo passaggio rispetto agli
smalti su tela che gestualmente lasciavano sedie sole nelle loro tonalita’
profonda in attesa del pensiero di un corpo, di una sua posturalita’esistenziale:
Lo sguardo si e’ concentrato in un addentro che sembra richiamare una materia
originaria,attraverso la dissezione immobile del movimento.
Nasce un accorpo, dunque, una penetrazione , che sonda le possibilita’ informi
del colore di assumersi una bio-logia,una lingua vivente che lo attraversi in
un percorso di shock estetici, ai quali gli spettatori sono chiamati ad una
vibrazione senza i dermi della superficie, nella presa diretta dell’esserci,
anche dove la figurazione pastosa sembra scivolare verso una essenza tonale
che si manifesta sia nelle ocre piu’ ombree, sia nei frammenti
piu’ dilavati, dal contrasto armonico con gli sfondi.
Ho parlato con Mario Salina per pochi momenti in un laboratorio.
Ora che ripongo le immagini dei suoi lavori,
mi accorgo del suo nome:
E’ fatto di sodio dolce tempra sagace per un artis


Aprile 2001 Alberto Mori